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Specialità

 

L’anestesia è la parte più delicata di un intervento chirurgico, nel paziente veterinario spesso non è possibile evitare l’anestesia od l’analgesia profonda per la scarsa cooperazione del paziente. L’anestesia prevede diversi passaggi, tutti fondamentali ed insostituibili. È l’unica disciplina medica che realmente segue la legge del tutto o nulla: non possiamo fare “un po’” di anestesia. Quando addormentiamo un paziente dobbiamo farlo in modo che sia un trauma il più limitato possibile. Il nostro amico non sa che lo stiamo addormentando per aiutarlo a vivere meglio e più a lungo, sa che questa mattina è diversa dalle altre, non ha mangiato come al solito, non ha bevuto come al solito e il  padrone è chiaramente più agitato del solito!

Come dimostrato dagli studi sia in medicina umana che veterinaria, l’unica anestesia possibile è quella bilanciata (o polifarmacologica) associata all’inalatoria. Intendiamo anestesia bilanciata quella in cui si utilizzano diversi farmaci in modo da ottenere un sinergismo di potenziamento tra i farmaci diminuendone le dosi singole sensibilmente; con anestesia inalatoria intendiamo la somministrazione di ossigeno ed anestetico inalatorio attraverso attrezzature speciali. Immaginiamo l’anestesia come un volo aereo, l’aereo si prepara a partire, decolla, rimane in alto (si spera) e poi atterra.

Le fasi salienti dell’anestesia sono:

1.   premedicazione o puntura del coraggio (Rullaggio dell’aereo e posizionamento sulla pista): utilizziamo sempre un farmaco sedativo ed amnesiaco per tranquillizzare il paziente e cercare di fargli ricordare la giornata come un evento positivo. Questo è ormai assodato in medicina umana, in campo veterinario veri studi non ci sono, ma sicuramente animali premedicati correttamente la volta successiva non scappano quando devono entrare nuovamente in ambulatorio (ci sono eccezioni, soprattutto nei cani molto apprensivi e non socializzati). Si associa anche un analgesico centrale per effettuare la così detta analgesia preventiva: si è visto (in base alla teoria del dolore di Malzock e Wall, conosciuta come Gate theory) che inserire un analgesico prima dello stimolo doloroso chirurgico occupa i recettori del dolore ed impedisce in parte allo stimolo doloroso di raggiungere il cervello e causare le variazioni neurovegetative del dolore  che potrebbero causare problemi durante l’intervento: tachicardia, polipnea, ipotensione od ipertensione.

2.    induzione (Decollo!): con un farmaco iniettato in vena facciamo raggiungere il terzo piano anestesiologico al paziente. In questo momento i riflessi vengono completamente persi, sia quelli volontari che involontari. Questo è fondamentale per poter inserire la sonda nella trachea, che ci servirà per mandare ossigeno ed anestetico direttamente nei polmoni del paziente. Senza l’induzione non scomparirebbe il riflesso della deglutizione e l’intubazione sarebbe impossibile. È purtroppo il momento più rischioso perché tutti i farmaci induttori sono i più pericolosi per l’idiosincrasia (fenomeno allergico a farmaci spesso letale) e per le variazioni sul sistema cardiocircolatorio. In questo momento l’uso di alcuni farmaci potrebbe irrimediabilmente compromettere la funzione renale e/o quella epatica; lo stesso può avvenire in ambito cerebrale o cardiaco. È per questo motivo che la scelta dei farmaci da usare nell’anestesia deve essere basata sullo stato clinico medico del paziente e sulla sua classe di rischio; questa scelta quindi non è mai casuale ma ragionata in base alla visita clinica anestesiologica e in base agli esami ematochimici, fondamentali per la stadiazione del paziente. Decollo ed atterraggio sono i momenti più rischiosi nei voli e nell’anestesia.

3.    mantenimento (volo in quota): abbiamo raggiunto gli 8000 metri e ci stiamo dirigendo verso un paradiso tropicale, i motori sono al massimo, la cabina pressurizzata, le hostess ci portano il pranzo. Il paziente ha raggiunto la profondità necessaria all’intervento chirurgico, non sente nulla, tutti i riflessi sono scomparsi ad eccezione di quelli che regolano il circolo negli organi fondamentali: cuore, cervello, reni e fegato. Stiamo somministrando ossigeno (cabina pressurizzata) ed anestetico inalatorio. Nella nostra clinica utilizziamo l’isofluorano ed il sevofluorano, costosi ma sicuri, perché hanno un’azione ultrarapida. Cosa vuol dire? In tempi brevi portiamo l’animale in fase di mantenimento e raggiungiamo nel più breve tempo possibile una stabilità di tutti gli organi. In caso di incidenti o seri problemi durante l’intervento questi farmaci vengono metabolizzati in tempi rapidissimi e pertanto in pochi secondi è possibile risvegliare il paziente. Questo non era consentito quando si manteneva il paziente con alte dosi di farmaci induttori, che ad eccezione del propofolo hanno tempi di metabolismo lunghissimi (tra i trenta ed i sessanta minuti), e quindi in caso di problemi connessi all’anestesia od alla chirurgia, non mi permettono di salvare il paziente. Nel caso di anestesia inalatoria, ad esempio con sevofluorano si può risvegliare completamente il paziente in 1 minuto. È chiaro che l’uso di farmaci nuovi, ultrarapidi aumenta i costi dell’anestesia. In questa fase si esegue la chirurgia e quindi comincia la fase del dolore. Ogni volta che il chirurgo taglia e cuce causa dolore all’animale anche se completamente incosciente. Per evitare la “memoria” del dolore durante tutto l’intervento vengono iniettati dei farmaci analgesici a velocità costante. Nell’uomo è possibile l’uso di sistemi speciali chiamati TCI e TIVA system, dove piccoli computer permettono il calcolo esatto della dose da somministrare e la velocità; in campo veterinario questo non è possibile per l’evidente differenza di metabolismo esistente nel cane e nel gatto, tra una razza ed una altra. Utilizziamo però le pompe da infusione a siringa o quelle peristaltiche, le uniche attrezzature che ci permettono di somministrare gli analgesici con precisione e modulare la dose in base alle esigenze soggettive del paziente. Alcuni interventi molto “rischiosi”  necessitano di tecniche ancora più specialistiche e macchine ancora più sofisticate, ad esempio nella chirurgia toracica, nell’ernia diaframmatica, nella chirurgia sul cuore e vasi, nella chirurgia addominale profonda del pancreas, fegato e ghiandole surrenali dobbiamo paralizzare completamente tutti i muscoli del paziente ed impedirgli qualunque movimento utilizzando i bloccanti neuromuscolari o curarizzanti, farmaci che derivavano dal curaro, il veleno utilizzato dagli indios dell’Amazzonia per catturare gli animali. Quando si effettua questa metodica è fondamentale l’uso di un respiratore automatico, che permette di dilatare i polmoni e fare respirare il paziente senza che il torace si muova permettendo così al chirurgo ogni manovra possibile.

4.    risveglio (atterraggio!): il chirurgo ha finito la procedura. Suturata la cute inizia la fase di risveglio: viene chiuso il vaporizzatore e quindi cessa l’erogazione del gas anestetico, e si somministra solamente ossigeno al 100%; questo è un vero e proprio lavaggio dei polmoni e di conseguenza del sangue e del cervello (organo dove agiscono gli anestetici), velocizza il risveglio e la comparsa dei riflessi volontari ed involontari. L’animale in pochi minuti riprende la cosiddetta posizione a sfinge, apre gli occhi, respira autonomamente. Continua in questa fase la somministrazione di analgesici!

5.    sicurezza in anestesia: Troppo spesso, purtroppo, avviene ancora che il veterinario operi in condizioni precarie senza sala chirurgica, sui tavoli di casa ed in ambienti sporchi, senza monitoraggio anestesiologico. Dove un minuto prima si è seduto un cane con rogna ecco che viene steso un altro paziente per una chirurgia addominale. Come valutare se l’anestesia sta andando bene? L’unica possibilità per sapere se il mio paziente non sta morendo è il monitoraggio dei parametri vitali. In anestesia tutti i riflessi sono falsati od assenti quindi non posso dire che il paziente sta morendo per la scomparsa di un determinato riflesso.

a.    Capnografia: quantità di CO2 emessa durante il respiro, monitorata ogni secondo

b.    Pressione: monitorata ogni minuto, minima, massima e media

Questi due valori rivelano se l’animale sta’ per morire. Da quando nelle sale chirurgiche “umane” sono entrate la capnografia e la saturimetria si è visto che sono stati risolti il 92% dei problemi anestesiologici potenzialmente letali.

c.    Elettrocardiogramma (ECG): mostra l’attività elettrica del cuore. È stato dimostrato che l’attività elettrica e pertanto un ECG normale, rimane per qualche minuto anche dopo la morte dei pazienti.

d.    Saturimetria (SpO2): misura la quantità di ossigeno presente nel sangue periferico, una piccola clip che si attacca alla lingua del paziente e attraverso cui passa un fascio di luce ad infrarossi.

e.    Temperatura: la misurazione costante della temperatura durante l’intervento previene modifiche potenzialmente letali per i pazienti, sia l’ipotermia che l’ipertermia alterano il metabolismo causando gravi stati di shock.

f.      Spirometria: attrezzatura costosissima, ma indispensabile; associata a saturimetria e capnografia permette all’anestesista di sapere in ogni momento cosa sta accadendo nei polmoni del paziente e quindi prevenire ogni possibile incidente.

g.    Cartella anestesiologica: per ogni anestesia viene compilata una cartella dove sono riportati i monitoraggi principali. Questo permette visivamente all’anestesista di valutare se c’è un problema e quindi intervenire con tempismo.

 
 

Divinum est opus sedare dolorem
(Ippocrate)

IGNORANZA E PREGIUDIZIO

MITO 1 l’animale non sente dolore: È’ ormai stabilito che tutti i mammiferi (uomo ed animali) hanno le stesse componenti anatomiche nelle “vie del dolore”. Le vie del dolore consistono in:

TRANSDUZIONE, la traduzione degli stimoli dolorosi avviene nei recettori periferici 

TRANSMISSIONE, la transmissione dello stimolo dolorosolungo le vie afferenti al midollo spinale

MODULAZIONE della sensazione dolorosa attraverso piccoli tratti neurologici all’interno del midollo spinale ed il cervello     

PERCEZIONE, l’interpretazione dello stimolo doloroso nel cervello che risulta nella  sensazione del dolore. L’interpretazione del dolore può variare enormemente sia tra individui della stessa specie che tra specie diverse.

Siccome gli animali hanno le stesse vie del dolore dell’uomo è verosimile che gli animali possano percepire il dolore.

MITO 2 l’animale tollera meglio il dolore delle persone: Gli animali spesso sono stoici mentre sentono dolore, questo è un comportamento che un osservatore superficiale/ignorante considera come refrattarietà al dolore. In realtà gli animali hanno motivi diversi ed importanti per nascondere il dolore (difesa, competizione, difesa dai predatori). La comunicazione del dolore usa un linguaggio che ci può sfuggire o che non siamo in grado di percepire (Dr Dolittle). Lo stesso avviene nel neonato che piange quando sente dolore, non è una comunicazione verbale ma questo non ci giustifica dal pensare che il neonato non senta dolore, inoltre dobbiamo essere in grado di capire da dove viene il dolore (mamma).

MITO 3 lasciare dolore all’animale dopo un intervento mi permette di limitarne i movimenti: In realtà l’animale che sente dolore è’ agitato, timoroso, se riesce a camminare aggrava la ferita o la zona traumatizzata.Viceversa un animale con analgesia è calmo, accetta le medicazioni e le terapie (…tutti…tutti…?) non è’ agitato e quindi timoroso od in guardia. Il dolore non trattato diventa una vera patologia in aggiunta alla chirurgia che abbiamo eseguito o alla patologia presente. (tachicardia, tachipnea, ipertensione, ulcere gastroduodenali, ileo, diminuzione funzione renale etc)

“I have never come across a patient who has damaged a surgical site or pulled out implants as a result of being too comfortable. However, I have come across patients who have damaged a surgical site, traumatized a surgical site, or damaged implants as a result of being too painful postoperatively.”

(Io non ho mai visto un paziente che si è danneggiato la ferita chirurgica o si è rimosso impianti esterni come risultato del troppo "star bene"; ho invece sempre osservato pazienti che si sono danneggiati la ferita chirurgica, si sono traumatizzati la ferita o l'impianto come risultato di un eccessivo dolore postoperatorio)

(Duncan Lascelles, BSc, BVSc, PhD, MRCVS, Diplomate ECVS, Diplomate ACVS).

 
 

CANCRO…… DA DOVE COMINCIARE……

Il cancro è la prima causa di morte nei cani e nei gatti anziani e si stima che almeno il 50% degli animali muoia per questa causa ogni anno. Nonostante ciò è anche la patologia meglio trattabile se comparato a tutte le patologie croniche quali, ad esempio, insufficienza cardiaca, insufficienza renale, diabete. Un veterinario che conosce l’oncologia è essenziale per la cura più corretta del paziente. Solo una squadra può ottenere il meglio per la cura del paziente oncologico, ed il proprietario è il cardine della squadra; senza il cardine non si possono ottenere risultati soddisfacenti. Come primo conoscitore e curatore del paziente, solo il proprietario potrà capire esattamente le necessità del proprio amico. La prima cosa da fare è stabilire un rapporto di fiducia con il tuo medico; chiedere e ricevere chiarimenti è il primo passo verso la guarigione od il miglioramento della qualità di vita. La tua cura deve essere rivolta ad allontanare gli effetti collaterali della chemioterapia, della chirurgia o quanto altro. Per fare questo devi conoscere i segni principali od avere un veterinario a cui chiedere chiarimenti. Solo la conoscenza potrà allentare ogni ombra da questa malattia. Sii attivo, chiedi e cerca di risolvere ogni problema, meglio risolvere piccoli problemi che grandi problemi perché non si è voluto chiedere.

Qualche consiglio spicciolo:

    •    Scrivi ogni cosa; domande, chiarimenti, dubbi. Annotare tutto sia durante la visita che mentre si è in casa aiuterà la squadra a risolvere ogni cosa.

    •    Mai andare da soli ai controlli ed alle visite, più teste sono meglio di una!

    •    Tutto il nucleo familiare deve essere coinvolto, anche i bambini, capiscono ed aiutano molto di più quanto noi adulti crediamo. Tutto il nucleo familiare deve partecipare ed eventualmente domandare.

    •    Ottenere informazioni; libri, materiale scritto, internet.

    •    Non ci sono decisioni sbagliate! Non dare importanza a quello che la gente dice. Le leggende metropolitane in questi casi sono all’ordine del giorno.

Alcune cose da discutere

Circa il cancro ed il trattamento:

    •    Qual è il nome del tumore del mio amico?

    •    Il tumore è maligno o benigno?

    •    Quanto spesso metastatizza (si diffonde ad altri parti del corpo) ?

    •    Se decido di non trattarlo cosa farà il cancro al mio amico?

    •    Quali test diagnostici sono necessari per determinare la localizzazione e
          l’estensione del cancro (stadiazione)?

    •    Quali sono le varie opzioni (tutte), i costi, gli effetti collaterali, il tempo
         necessario e l’efficacia del trattamento?

Circa il dolore del paziente:

    •    Il mio amico soffre?

    •    Come il veterinario tratterà il dolore?

    •    È importante il trattamento del dolore nel mio caso?

    •    Cosa succederà se il dolore non verrà controllato con i normali trattamenti?

    •    Il dolore grave è un’emergenza?

    •    Cosa devo fare se il problema si presenta fuori dagli orari di visita?

    •    Quanto sono coinvolto nel trattamento?

    •    Riceverò direttive scritte?

    •    Chi mi insegnerà a capire il dolore?

    •    Cosa succederà se il dolore non scomparirà?

    •    Chi mi insegnerà a somministrare i medicinali?

Circa la nutrizione:

    •    C’è qualche cosa che deve mangiare di speciale?

    •    Quanto deve mangiare?

    •    Cosa devo fare se mi rifiuta il cibo?

    •    Cosa è la nutrizione assistita?

    •    È vero che il mio amico non deve perdere peso?

    •    Come possiamo prevenire la perdita di appetito, la nausea, la disidratazione?

Circa lo stomaco sottosopra:

    •    Come posso sapere che lo stomaco del mio amico è sottosopra?

    •    Cosa posso fare per prevenire nausea e vomito, in particolar modo se associati
          alla chemioterapia?

    •    Posso chiamare se il mio amico ha vomito o nausea?

    •    Chi chiamo?

    •    Cosa posso fare se il mio amico sta vomitando od ha nausea?

    •    Cosa possiamo fare per aumentare l’appetito ed avere un buon livello di  
          nutrizione?

La diagnosi di cancro si accompagna sempre ad emozioni amplificate; senso di perdita del controllo, senso di sfiducia ed impotenza. Quando si riceve la diagnosi di cancro in un amico caro, si dovranno prendere decisioni importanti e spesso tali da modificare la vita del nostro amico, e solo il proprietario può prenderle. Il nostro amico può solo ricevere le migliori cure possibili in base alle nostre scelte. Il miglioramento della qualità della vita del nostro amico è la miglior ragione per trattare il cancro.

CANCRO?

Quando si incontra un medico veterinario che ha esperienza in campo oncologico, il proprietario saprà riconoscere in lui una persona in grado di giocare un ruolo determinante per la vita del suo amico. La ragione per trattare un paziente con cancro è quella di migliorare la qualità della vita, non solamente di prolungarla. Cancro è la crescita sregolata di cellule che distruggono il normale tessuto o parti del corpo; per il medico veterinario cancro sarà la parola con cui indicare una crescita incontrollata di cellule. Il veterinario lo studierà, lo catalogherà, lo classificherà secondo ogni possibile criterio per batterlo o per far sì che la vita che rimane sarà al massimo della qualità possibile. Poche parole come “cancro” sono associate a paura e ricordi orribili, pertanto il primo lavoro del medico veterinario oncologo sarà quello di “tranquillizzare” il proprietario.

Per capire e semplificare il cancro come un processo biologico proviamo a vedere come si sviluppa. Secondo diversi autori molti tumori originano da un processo multifattoriale detto carcinogenesi, questo deriva dal fatto che nella maggior parte dei tumori hanno necessità di due modifiche genetiche prima di indurre malignità, semplificando in tre passaggi possiamo dire che l’evoluzione di una cella cancerosa da una cellula normale.

    •    Iniziazione: diversi agenti causano un cambiamento permanente ed irreversibile al DNA della cellula colpita. Questa modifica non permette di differenziare questa cellula dalle altre che le sono attorno.

    •    Promozione: esistono agenti che promuovono modifiche cellulari e tissutali reversibili, andranno a modificare la forma della cellula, la sua velocità di crescita ed il grado di differenziazione. Questa fase serve per espandere la cellula iniziata e portarla verso modifiche irreversibili.

    •    Progressione: in questa fase determinati agenti sono in grado di convertire una cellula iniziata od una cellula in promozione in una cellula cancerosa matura. Ora il processo diventa irreversibile.

(G. Ogilvie, DVM)

 
 

PRONTO SOCCORSO PER PROPRIETARI, COSA FARE E COSA NON FARE

Trasporto del ferito

    1    I CANI POSSONO MORDERE ED IL GATTO GRAFFIARE

    2    non tenere l’animale al petto, non e’ confortevole per l’animale, può avere fame
          d’aria e quindi agitarsi

     3    MUSERUOLA AL CANE, GATTI E CANI PICCOLI AVVOLTI IN UN
        ASCIUGAMANO O TELO O PANNO.

     4    NON STRESSARE gli animali.  Guidare con calma,

     5    Essere “gentili”, iniziare il “Tender Loving Care” se il paziente lo accetta.

     6    Improvvisare una barella con qualunque oggetto se possibile

     7    Se possibile steccare l’arto rotto senza stringere o comprimere
           eccessivamente.

COSA FARE

    1    Telefonare al proprio medico e farsi dare istruzioni su come trasportare il paziente e permettere al veterinario di attrezzarsi per l’emergenza.

    2    Quali sono le cose da dire:

    •    SPECIE, RAZZA, SESSO

    •    COSA E’ SUCCESSO

    •    QUANDO E’ SUCCESSO

    •    DISTANZA E PROBABILE TEMPO

“Buona sera dottore si ricorda di me? Sono la mamma di fuffi! Ci siamo visti 2 anni fa, sa sono alcuni giorni che il mio fuffi ha un problema! Bla bla… “(tempo trascorso 5 minuti e fuffi non c’è più)

“Buona sera dottore, Sono Rossi ho un alano maschio di 9 anni che cerca di vomitare ma non ci riesce, si sta gonfiando.” (tempo trascorso 10 secondi fuffi forse è ancora vivo)

COSA NON FARE

    1    Urlare e farsi prendere dal panico

    2    Afferrare il proprio cane e gatto con le mani nude e senza museruola

    3    Muovere il paziente in maniera brusca

    4    Prenderlo in braccio

    5    “Perdere tempo”

    6    “NON ascoltare quello che viene detto dal veterinario”

 

CONTROLLO SEGNI VITALI

    •     Frequenza cardiaca

Cane:70 - 160 battiti / minuto

Gatto:160 - 240 battiti / minuto

    •     Frequenza respiratoria

Cane:10 - 30 respiri / minuto

Gatto:20 - 30 respiri / minuto

    •     Temperatura

 37,8 – 38,5 °c

 

EMERGENZE REALI!       NON SI POSSONO TRATTARE A DOMICILIO!

    1    Torsione gastrica

    2    Volvolo intestinale

    3    Recisione di un’ arteria

    4    Edema polmonare acuto

    5    Prolasso globo oculare

    6    Fratture “esposte”

    7    Ustioni, chimiche e fisiche

    8    Avvelenamenti

    9    Colpo di calore o di freddo

    10    Distocia / eclampsia

    11    Ferite penetranti sporche (addome/torace)

    12    Punture di insetti (morso di vipera????)

 

ARRESTO CARDIACO

    •    Posizionare l’animale

    •    Massaggio cardiaco                                                 

    •    Meglio una costala rotta che un paziente morto!

 

ARRESTO RESPIRATORIO

    •     Posizionare il paziente

    •     Estrarre la lingua: a volte anche solo una gentile trazione sulla lingua stimola la deglutizione e la ripresa del respiro

    •     Respirazione artificiale

    •     Manovra di Jen Chung 

 

OSTRUZIONE VIE AEREE SUPERIORI

Manovra di Heimlich

    •    Solo in caso di ostruzione da corpo estraneo (Palla etc.)

    •    NON METTERE MAI LE MANI IN BOCCA, USARE UNA PINZA O ALTRO

    •    Non essere violenti, colpo deciso sotto lo sterno

    •    NO IN CANI > 15 KG

    •    EFFICACIA ?????

 

IL RUOLO DEL PROPRIETARIO

    •    DEVE RIMANERE FUORI DALLE SCATOLE!!!!

    •    AIUTA SOLO SE RICHIESTO

    •    IL COINVOLGIMENTO EMOTIVO RALLENTA LA PRONTEZZA E LA VELOCITA’ D’AZIONE

    •    NON E’ ABITUATO AL SANGUE ED ALLE MANUALITA’

    •    IL VETERINARIO SI DEVE OCCUPARE DEL PAZIENTE E NON DI UN PROPRIETARIO SVENUTO!

    •    DEVE DARE TUTTE LE INFORMAZIONI NECESSARIE E RICHIESTE….. RISPONDERE ALLE DOMANDE

 
 
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1. Programma AGE e l’età matura

Vivere a lungo

Vivere meglio 

Insieme possiamo aiutare i nostri amici a trascorrere una serena terza età.

Dall’età di 7 anni il nostro amico entra nell’età “matura”. Spesso in questo periodo i nostri compagni, come noi esseri umani, cominciano a sviluppare malattie che possono diventare croniche ed allo stesso tempo serie come: diabete, insufficienza cardiaca, malattie endocrine, tumori. Queste patologie possono passare inosservate nella fase iniziale, per questo motivo la medicina di prevenzione è fondamentale.

Sia il cane che il gatto possono essere colpiti negli “anni pericolosi”, è importante riconoscere i sintomi collegati alle patologie cardiache in quanto una precoce scoperta può salvare la vita al paziente. Ormai stabilito che questa patologia colpisce il 25% dei cani, minore la percentuale dei gatti ma comunque importante.

    •     Alcune patologie cardiache provocano accumulo di liquidi nei polmoni (edema polmonare), l’animale non vuole muoversi, tosse, soprattutto notturna, mancanza di appetito.

    •    Altre patologie presentano sintomi quali affaticamento, affanno, mucose e linga bluastre (cianotiche), perdita dell’appetito.

    •     Alterazioni del ritmo cardiaco, sia battito veloce che rallentato possono indicare un inizio di patologia.

    •    Gonfiori generalizzati nel corpo del nostro amico (edema), soprattutto all’addome od agli arti, possono indicare che il cuore non riesce a mantenere un’adeguata circolazione.

Sono veramente tante le patologie cardiache: patologie delle valvole (endocarditi ed endocardosi) ed infiammazioni del muscolo (miocarditi) spesso legate ad infezioni della bocca, alla filariasi cardiopolmonare, a cause congenite, all’anzianità, all’insufficenza renale od altre patologie che mantengono troppo alta la pressione del sangue per tempi lunghissimi causando uno “sfiancamento” del cuore.

2. Esami Preoperatori

Nel 1997 l’AVMA (american vetrinary medicine association), la AAHA (american animal hospital associatio) riunendo tutte le università americane pubblicarono una metanailsi sull’efficacia degli esami preoperatori come indice di rischio per una anestesia ed una chirurgia. I risultati furono sconcertanti, il 35% dei cani e gatti sottoposti ad un esame ematochimico preoperatorio presentava alterazioni dei parametri valutati tali da dover posticipare l’intervento per la correzione di patologie in atto o in fase iniziale.

Del 35% un terzo erano animali giovani sotto all’anno di età portati presso le strutture per interventi di routine quali l’ovarioisterectomia o la castrazione.

Quale significato ha questa analisi?

Significa che addormentare un animale per un intervento chirurgico è come addormentare un essere umano, se l’anestesista non conosce lo stato di salute dell’animale userà farmaci standard e non specifici, il chirurgo potrà trovarsi di fronte a sanguinamenti o reazioni impreviste da parte del paziente. In questo caso non si potrà sapere quali procedure o farmaci usare per contrastare il problema.

L’anestesia è la pratica dove in assoluto dobbiamo mettere più attenzione e premunirci contro tutte le possibili ed eventuali situazioni negative pena la perdita del paziente.

3. Test UPC

NON ASPETTARE…… QUANDO SI RILEVA LA PRESENZA DI AZOTEMIA ELEVATA, OLTRE IL 70% DELLA FUNZIONALITÀ RENALE DEL PAZIENTE È GIÀ COMPROMESSA.

 Con il TEST UPC (Rapporto Proteine:Creatinina nelle urine) si può diagnosticare una patologia renale molto prima che insorgano danni IRREVERSIBILI ai reni SENZA PRELIEVO DI SANGUE.

Con il test UPC è possibile:

·   Screening precoce per evidenziare patologie renali

·   Monitorare il decorso della malattia

·   Valutare la risposta al trattamento

·   Migliorare la prognosi per i pazienti neuropatici attuando una terapia corretta.

 

Questo test dovrebbe essere eseguito su tutti gli animali, in particolare:

·     Cani e gatti che mostrino segni di problemi renali

·     Animali ammalati o debilitati

·     Animali notoriamente a rischio (GATTI)

·     Pazienti anziani

·     Razze predisposte ad una patologia renale: Airedale Terriers, King Charles
      Spaniels, Alaskan Malamutes, Lhasa Apso, Basenji, Barboncino, Schnauzers,
      Terranova, Boxer, Bulldog, Bull Terrier, Old English Sheepdog, Cairn Terrier,
      Pekinese, Shar-Pei, Samoiedo, Chow Chow, Shetland Sheepdog, Cocker
      Spaniel,  Collie, Shih Tzu, Doberman, Golden Retriever, Alano, Welsh Corgi,
      Pastore Dei Pirenei, Yorkshire Terriers,  Irish Wolfhound.

 

 
 

il Dr. Ronchetti è veterinario autorizzato all'inserimento del microchip